Il termine sadomasochismo è ormai confluito nel linguaggio comune ed è spesso associato ad una particolare tipologia di pratica sessuale. Così facendo si è andato progressivamente a svuotare del suo significato più profondo legato a comportamenti o atteggiamenti autodistruttivi che un individuo può mettere in atto contro se stesso. Avere una personalità masochista non necessariamente implica la presenza una patologia psichiatrica; tuttavia, chi possiede tratti masochisti di personalità tende in modo più sottile ad una qualche forma di autoannullamento.

Il concetto di autodistruttività si può inserire anche all’interno di quelle che sono le relazioni di coppia. Quando una relazione tra due partner è disfunzionali, quasi sempre si sono instaurati in precedenza elementi di dominio e possesso. La collusione amorosa è un tipo di legame, ai limiti del patologico, in cui i partner non possono fare a meno l’uno dell’altra. Quando si instaura una relazione di coppia alla cui base vi è una combine di tipo sadico-masochista i ruoli all’interno della coppia sono sempre complementari ed antitetici, vi è sempre una vittima ed un carnefice, un dominatore e un dominato.

Colui che indossa i panni del dominatore, spesso per esorcizzare recondite paure di essere dipendente, passivo, impotente, succube o più semplicemente per timore di soffrire, cercherà di sottomettere ed assoggettare il partner che si ritroverà a proprio malgrado a ricoprire il ruolo del dominato. Quest’ultimo cesserà completamente di assecondare i propri bisogni, sacrificherà sull’altare il proprio benessere in nome di qualcosa di più grande, ossia il desiderio di sentirsi amato, accolto, protetto, accettato. Questo solo apparente paradosso trova spiegazione in questi termini: l’autonomia, l’indipendenza, l’amor proprio sono tutte potenziali minacce ad un più o meno consapevole o inconfessato timore di un’esperienza di abbandono nel presente, la quale spesso e volentieri è a sua volta un’eco di precedenti e dolorose esperienze simili accadute nel passato. Nelle forme più estreme questo tipo di relazione è caratterizzata da aggressività e violenza.

Questo tipo di legame è ciò che ho provato a descrivere nel mio romanzo Il coro dei muti, in particolare focalizzandomi sulla relazione sentimentale tra Antonio e Rachele.

Antonio quarantenne tossicodipendente ha trascorso gran buona parte della propria vita dentro e fuori di prigione, da sempre alterna comportamenti antisociali ad un abbondante abuso di alcool e droghe. Il suo presente composto da un mondo interno drammaticamente arido è frutto di un passato altrettanto misero. Orfano di madre, ha conosciuto la violenza fin da giovanissimo all’interno delle mura domestiche per mano del padre. Nella sua mente risuona sordo il mantra che soffrire-è-per-deboli, essere uomini significa essere forti, potenti, rispettati, determinati. Chi si ferma è perduto, chi soffre lo è altrettanto.

Rachele, rifiutata ed abbandonata dalla famiglia di origine, sola in una città nella quale non ha alcun legame, ha attribuito al marito stimmate di salvezza tutt’altro che reali. Il terrore della solitudine è dilagante nel suo cuore, tanto da ritenere di non poter vivere senza Antonio, suo compagno di vita e aguzzino. Nella propria mente ha scolpito un solo credo: senza di te non vivo. E per questo motivo Rachele teme molto di più la solitudine e l’abbandono piuttosto delle umiliazioni e delle botte.

E così facendo le loro personalità si intrecciano perfettamente dando così vita ad un legame emotivo patologico: i tratti masochistici della fragile personalità di Rachele si vanno ad incastrare con il funzionamento psichico di un uomo idealizzato con tratti sadici.

 


FONTI

Freud S. (1998), Compendio di psicoanalisi, Bollati Boringhieri, Torino

 

Marco Masi

Marco Masi

Sono Marco Masi. Mi sono laureato in Psicologia Clinica all’Alma Mater Studiorum Università di Bologna presso la Facoltà di Psicologia della sede di Cesena (FC). Come PSICOLOGO CLINICO e PSICOTERAPEUTA mi rivolgo alla prevenzione delle situazioni di disagio e alla promozione del benessere psicologico e sociale, in particolare all’identificazione e al trattamento delle problematiche affettive, relazionali e comportamentali che si presentano in situazioni di disagio emotivo.

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