Tra pochi giorni uscirà nelle sale cinematografiche di tutto il mondo il capitolo finale della saga di Star Wars la quale, nel corso degli anni, è riuscita a conquistare un pubblico intergenerazionale di ammiratori.

Gli elementi hanno contribuito a plasmare di connotati epici questa epopea sono in primo luogo gli affascinanti risvolti mitologici e religiosi che circondano la trama, (si considera infatti la Forza come vero e proprio elemento misitico) e, a seguire, la ricchezza dei personaggi protagonisti nelle loro molteplici sfaccettature di personalità. Di questi rimane indelebile nella memoria collettiva la figura di Darth Vader (nella traduzione italiana Dart Fener) alias Anakin Skywalker. La sua figura è diventata una vera icona pop, non a caso l’American Film Institute mette Vader nell’Olimpo dei più grandi cattivi della storia della cinematografia (Croley, 2007)

Il magnetico fascino di questo antagonista ha acceso anche il dibattito nel mondo della psicologia, tanto da spingere nel 2011 un gruppo di ricercatori a pubblicare sulla rivista internazionale Psichiatry Reserch un articolo dal titolo “Anakin Skywalker è affetto da disturbo di personalità bordeline?”  (Bui et al., 2011).

In quella sede vengono osservati dettagliatamente attraverso una lente psicodinamica i tratti di personalità del protagonista di Guerre Stellari.

Il bambino Anakin vive un’infanzia privo della figura del padre e viene in tenera età tolto alle cure materne per sottoporsi agli addestramenti per diventare un cavaliere jedi. Deprivato affettivamente dovrà poi vivere l’esperienza traumatica del rapimento della madre e della sua successiva morte. Da un punto di vista più strettamente psicodinamico si può osservare come il protagonista della saga faccia massiccio uso di meccanismi di difesa quali la proiezione, la dissociazione e, in accordo con le teorie di Gabbard, presenta tratti narcisistici di autosufficienza onnipotente (Gabbard, 1994)

Questi elementi contribuiscono inevitabilmente nel processo di formazione della personalità del giovane Anakin, il quale manifesterà sempre maggiori difficoltà nella gestione e nel controllo degli impulsi e delle emozioni.

Nello studio sopracitato (Bui et al., 2011) si sottolinea come, prendendo come strumento di riferimento il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM, allora alla sua IV edizione revisionata) è possibile riscontrare nel protagonista sei dei nove criteri diagnostici del Disturbo Borderline di Personalità, motivo per cui sarebbe possibile farne conclamata diagnosi (tabella 1).

Infatti egli, in primo luogo, alterna momenti di estrema idealizzazione a feroce svalutazione soprattutto nei confronti dei propri maestri jedi. Presenta nel corso della sua storia momenti in cui si dimostra totalmente incapace di gestire la propria rabbia, la quale viene impulsivamente agita senza controllo. È descritto come costantemente in preda ad angosce abbandoniche, che si manifestano in una costante preoccupazione di perdere la moglie Padme. Nei confronti di quest’ultima finisce per sviluppare, durante il corso del film La vendetta dei Sith, pensieri paranoici di infedeltà.

La trama ci racconta inoltre di come, nel corso della sua vita, il giovane Anakin abbia avuto almeno due episodi dissociativi in seguito ad eventi stressanti o traumatici. Il primo immediatamente dopo la morte della madre quando stermina un’intera tribù di Tusken, mentre il secondo ha luogo durante il passaggio al Lato Oscuro, attraverso il quale si macchia dell’infanticidio dei giovani discepoli jedi.

Il passaggio al Lato Oscuro si concretizza plasticamente con il trauma della mutilazione fisica e la trasformazione corporea associata al cambio di nome. Da quel momento il giovane Skywalker cessa di essere Anakin per diventare Darth Vader e questo fatto può assumere le caratteristiche di una vera e propria alterazione dell’identità.

 

 

DSM-5

Disturbo Borderline di Personalità

Una modalità pervasiva di instabilità nelle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé e dell’umore e una marcata impulsività comparse nella prima età adulta e presenti in vari contesti, come indicato da uno o più dei seguenti elementi:
1) Sforzi disperati di evitare un reale o immaginario abbandono
2) Un quadro di relazioni interpersonali instabili e intense, caratterizzate dall’alternanza tra gli estremi di iperidealizzazione e svalutazione
3) Alterazione dell’identità: immagine di sé e percezione di sé marcatamente e persistentemente instabili
4) Impulsività in almeno due aree che sono potenzialmente dannose per il soggetto (quali spendere, sesso, abuso di sostanze, guida spericolata, abbuffate)
5) Ricorrenti minacce, gesti, comportamenti suicidari o comportamento automutilante
6) Instabilità affettiva dovuta ad una marcata reattività dell’umore
7) Sentimenti cronici di vuoto
8) Rabbia inappropriata, intensa o difficoltà a controllare la rabbia (ad esempio frequenti accessi d’ira o rabbia costante, ricorrenti scontri fisici)
9) Ideazione paranoide o gravi sintomi dissociativi transitori, legati allo stress

 

Tabella 1.  Criteri diagnostici per il Disturbo Borderline di Personalità secondo la versione più recente (quinta edizione) del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM- 5)

 

 

 


FONTI

American Psychiatric Association -APA- (2000), Diagnostic and Statistic Manual of Mental Disorder (4thed. text rev.) DSM-IV-TR,  American Psychiatric Association, Washington DC

American Psychiatric Association -APA- (2014), Diagnostic and Statistic Manual of Mental Disorder (5thed.) DSM-5,  American Psychiatric Association, Washington DC

Bui, E., Rodgers, R., Chabrol, H., Birmes, P., & Schmitt, L. (2011), Is Anakin Skywalker suffering from borderline personality disorder?. Psychiatry research185(1-2), 299.

Croley, J. A., Reese, V., & Wagner, R. F. (2017), Dermatologic features of classic movie villains: The face of evil. JAMA dermatology153(6), 559-564.

Gabbard, G.O. (1994), Cluster B personality disorders: borderline. Psychodynamic Psychiatry in Clinical Practice. American Psychiatric Press, Washington, DC, pp. 449–496.


 

Marco Masi

Marco Masi

Sono Marco Masi. Mi sono laureato in Psicologia Clinica all’Alma Mater Studiorum Università di Bologna presso la Facoltà di Psicologia della sede di Cesena (FC). Come PSICOLOGO CLINICO e PSICOTERAPEUTA mi rivolgo alla prevenzione delle situazioni di disagio e alla promozione del benessere psicologico e sociale, in particolare all’identificazione e al trattamento delle problematiche affettive, relazionali e comportamentali che si presentano in situazioni di disagio emotivo.

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